«Cambia il modo di guardare e vedrai che tu stesso cambierai». È il motto di un fotografo americano, Rick Guidotti, che ha rovesciato la sua vita prima di rovesciare dietro l’obiettivo i canoni estetici. Un giorno immortalava Cindy Crawford, un altro ha chiuso con il fashion ed è passato a ritrarre albini, bimbi con sindrome di Down e altri disordini genetici.
«Cambia il modo di guardare e vedrai che tu stesso cambierai». Per quel criminale di 24 anni che ha seviziato con una pistola ad aria compressa un ragazzino di 14 al grido di «ciccione» si spera che siano le sbarre della galera a mutare la prospettiva.
Ma senza arrivare a quella violenza, quante volte vi è capitato di sfuggire un obeso, un uomo menomato, un diverso? Domenica scorsa ero in un bar con i miei due figli. Al tavolo è arrivata una donna sulla sedia a rotelle, trascinata da un’infermiera. Non muoveva le mani, non parlava. L’assistente le mostrava un cartello e dal movimento delle pupille decifrava le sue scelte per il menù. C’è stato un momento in cui ho pensato di spostarmi, un istinto di protezione becero del mio sandwich e della sensibilità dei bimbi. Finché, saltellando, si è avvicinato il figlio della signora, avrà avuto otto, nove anni. Le prendeva la mano, la imboccava, le raccontava dei compiti e del film che avrebbe visto al cinema di pomeriggio. E gli occhi della madre sorridevano. Potenza dell’amore.
E adesso guardate la ragazza della foto sopra. Ha un cromosoma 15 ridondante, troppo Dna che procura disturbi motori, cognitivi, comportamentali, epilessia. La sua sindrome è rara e si chiama Idic15. Eppure è radiosa. Questo cerca Guidotti con la sua organizzazione, Positive Exposure, nata nel 1997: trasformare con foto e video la percezione che i cosiddetti normali hanno delle persone con differenze genetiche, fisiche e mentali.
Adesso nel mirino della sua macchina sono finiti 14 pazienti con problemi di psoriasi e di orticaria cronica spontanea. Sono persone che alla malattia della pelle aggiungono depressione, ansia, frustrazione. Perché gli ignoranti in circolazione non si contano, convinti che uno con le chiazze o le bolle sia contagioso. E oltre al fastidio e al prurito c’è una vita da appestati. I 14 posano sorridenti, vogliono comunicare dignità, coraggio, fiducia.
Se anche il messaggio arrivasse a un solo malato sarebbe una conquista. E non mi scandalizza che gli scatti facciano parte della campagna Skin impression, promossa da Novartis anche per lanciare un nuovo principio attivo contro la psoriasi (per la cronaca, secukinumab). La casa farmaceutica fa un’operazione di marketing ma finanzia anche una buona causa.
Guidotti fotografa e gira il mondo. Cercando di rivoluzionarlo almeno un po’. A me interessano i suoi ritratti e le sue parole: «Attraverso l’arte noi vogliamo mostrarvi le persone oltre le loro differenze. La pietà deve sparire. La paura deve sparire. Il comportamento deve cambiare. I bambini che fotografo hanno bisogno di essere visti come i loro genitori li vedono, come i loro amici li vedono. Come parti importanti e positive della società. Come bellezza».
Diversi da chi? Da quel disgraziato che ha torturato il quattordicenne? Sì, diversi. Per fortuna.
Tratto dal blog: IoDonna.it