Sin da quando ascoltai alla radio il suo discorso in
Parlamento in avvio di mandato, del presidente Sergio Mattarella mi colpì
l’attenzione alle parole, il soppesarle con una pacatezza che oggi potrebbe
rischiare di apparire grigia se non addirittura noiosa in un mondo mediatico di
chiasso e di battute a effetto e che invece mi sembrò subito un provvidenziale rifugio,
un conforto nel segno del rispetto. Parlò, il presidente, di persone con
disabilità, e in quella preposizione, quel “con”, c’era tutta l’attenzione a un
linguaggio che si evolve e che considera le persone in quanto esseri umani,
prima della loro condizione. Locuzione affermata e sancita nella carta dei
diritti stilata dall’Onu riguardo al mondo della disabilita. E’ un tema
ricorrente, quello del linguaggio, che ci trova in prima linea sin dall’epoca
del nostro amato e rimpianto Franco Bomprezzi (fra poco saranno quattro anni
dalla sua scomparsa) che scrisse su questo blog un efficacissimo post per
chiarezza e ironia, rivolto
al nipote di Umberto Eco, destinatario di una delle celebri Bustine di Minerva, in
cui il grande semiologo rifletteva sulle persone “diversamente abili”. Come
dire, anche i più grandi uomini di cultura possono essere in ritardo su certi
temi della società. Ancora una volta Mattarella è tornato a parlare di persone
con disabilità in occasione dell’inserimento nell’enciclopedia Treccani di un
lemma importante, paralimpico, entrato in questa grande famiglia
lessicale fin troppo tardi ma certo spinto da un movimento che è emerso con
grande forza e ha conquistato anche le platee mediatiche di tutto il mondo.
Potere dello sport che resta il più grande veicolo di fratellanza in un mondo
segnato da divisioni e contrapposizioni. “Le parole- ha detto il presidente
– possono aiutare o creare un danno. La scelta è nostra. Basta fare un giro sul
web per capire che ci sono parole che aiutano e costruiscono e parole che
offendono e distruggono “. Ma al di la delle cattiverie e degli insulti che
si moltiplicano sulla rete e hanno una valenza criminale, ci sono a nostro
avviso parole apparentemente più innocue ma che denotano una mancanza di
attenzione e in definitiva una buona dose di indifferenza. Ed è in questo
terreno più grigio che bisogna agire. Senza crociate, beninteso, perché nessuno
è senza macchia e in definitiva tutti noi siamo chiamati a una buona pratica
che faccia crescere un movimento e tutta la società. Ma con convinzione. E’ un
processo silenzioso che il presidente Mattarella ha dimostrato di capire in
ogni circostanza. Per questo ci permettiamo di considerarlo nostro mentore e
nostro alleato.
Tratto da Invisibili.corriere.it