Mariagrazia Arneodo, responsabile della Riabilitazione del Centro don Guanella: "Per noi il disabile intellettivo può diventare cittadino a pieno titolo come tutte le altre persone soltanto se riusciremo a coniugare scienza e amore"
ROMA - Coniugare scienza e amore: solo così il disabile intellettivo può diventare cittadino a pieno titolo. È questo il filo rosso del primo Congresso nazionale dell'Opera Don Guanella al via questa mattina presso il Campidoglio a Roma. L'iniziativa, dal titolo "Le nuove frontiere della disabilità intellettiva: tra scienza e amore", continuerà nei prossimi giorni con altri incontri che si terranno nella sede della Regione Lazio e nella sede dell'Opera intestata al sacerdote che verrà canonizzato il prossimo 23 ottobre. Un momento di riflessione necessario, spiegano gli organizzatori "per moltiplicare gli spazi di incontro con le società scientifiche, le istituzioni, il mondo dei pazienti, del volontariato, dei media, per valorizzare il lavoro dei centri e delle associazioni. Tutto questo sempre nell'ottica del servizio alla persona, in un momento storico di grandi ristrettezze economiche e incertezze valoriali".
"Abbiamo voluto sottolineare che per noi il disabile intellettivo può diventare cittadino a pieno titolo come tutte le altre persone soltanto se riusciremo a coniugare scienza e amore - spiega Mariagrazia Arneodo, responsabile della Riabilitazione del Centro don Guanella di Roma -. Con queste due parole noi abbiamo inteso sia l'impianto tecnico-scientifico e in amore tutta la parte antropologica, umana. Sentiamo che questi tempi hanno bisogno di saper coniugare questi due aspetti. per questo abbiamo coinvolto personalità di spicco a livello internazionale a livello scientifico per quel che riguarda la disabilità intellettiva e contemporaneamente operatori che ci danno la dimensione del concreto, del quotidiano. La sfida del vedere l'altro come un altro te".
Tra le diverse disabilità, spiega Arneodo, quella del disabile intellettivo, "rischia di essere la più dimenticata, perché il disabile non ha la capacità di difendere da sé i propri diritti. A volte non ha neanche la capacità di esprimere ciò che vive, quel che sente e quali le proprie aspirazioni. A noi la responsabilità di assicurare anche alla persona più grave la miglior qualità di vita possibile".
Una riflessione necessaria, aggiunge Arneodo, che anche insieme alla canonizzazione di don Guanella, richiama l'attenzione ai rischi che comporta la politica dei tagli al sociale. "Negli ultimi dieci anni, per le problematiche del commissariamento della Regione e dei tagli delle risorse economiche - ha specificato Arneodo -, i centri di riabilitazione come il nostro che si occupano di disabilità intellettive sono andati incontro a disagi via via crescenti in maniera proporzionale ai tagli. Non solo le rette non si sono adeguate al costo della vita, ma il taglio del budget è arrivato quasi al 20%, complessivamente in dieci anni. I centri stanno facendo fatica a campare e ad assicurare alle persone che hanno in cura una qualità di vita dignitosa". Difficoltà economiche che si fanno sentire non solo nella gestione delle strutture, ma anche sulle famiglie con figli disabili intellettivi.
"Per le famiglie significa essere coinvolti di più anche dal punto di vista economico. Per la normativa regionale sulla compartecipazione alla spesa le famiglie devono provvedere almeno in parte. Tante di queste famiglie sono rappresentate da genitori ormai anziani e quindi è un onere aggiuntivo non indifferente. Questo carico, però, non può essere lasciato solo sulle spalle delle famiglie". Ed è proprio la qualità di vita dei disabili e delle famiglie uno dei temi trattati oggi durante i lavori, mentre nella giornata di domani verranno affrontati i temi della rete dei servizi socio-sanitari, la sindrome di Down ed infine una giornata dedicata alla professione sanitaria e alla relazione d'aiuto.
Tratto da SuperAbile INAIL
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