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Ogni individuo sia valorizzato in quanto persona e non per quello che produce

sabato 9 febbraio 2013

La mente corre ma il corpo va lento, La sclerosi multipla compagna di vita.


“E’ terribile quando la mente corre mentre il tuo corpo va a rilento”. E’ l’immagine della sclerosi multipla. Il dossier di Corriere Salute mette in luce storie, ricerche e scienza di una malattia con mille porte aperte, aspetti molteplici, momenti comuni e unici. Perché chi è affetto da sclerosi multipla ci deve convivere, ogni ora, giorno, settimana. Con speranze e disillusioni che si accavallano. Quella immagine la porta Antonella Ferrari, un’attrice di quelle brave, che da poco più che ragazza convive con la malattia e i suoi effetti. Nella vita e nel lavoro.
Il suo libro, “Più forte del destino” (Mondadori), è diventato un best seller, probabilmente il più venduto fra quelli in cui questa malattia viene trattata, anche se dentro ci sono pezzi di vita che partono dalla sua condizione e arrivano ad altro. La sua rubrica su Chi, rivista con centinaia di migliaia di lettori, è fra le più seguite e apprezzate. E’ testimonial dell’Associazioni Italiana Sclerosi Multipla. E’ la malattia che esce dal limbo. Fra pochi giorni sarà fra i protagonisti di “Un matrimonio”, film a puntate di Pupi Avati, in onda per diverse settimane su RaiUno in prima serata. Un caso raro, forse unico: Antonella è famosa in un mestiere dello spettacolo partendo da una condizione di disabilità data dalla malattia, non l’ha acquisita nel tempo. Per questo, anche se non se lo è scelto, il suo ruolo di “testimone” ha ancora più valore e viene apprezzato. Ed è anche scomodo.
“La mente corre e il corpo va lento”: l’ascolto del proprio corpo è fondamentale quando si ha la sclerosi multipla. “Puoi arrivare a patti con la malattia, diventa un compagno di vita con cui devi dividere il tempo”: ecco quello che ha fatto lei. La sua storia si riflette in quelle di tanti. L’hanno vissuta migliaia di donne e uomini. Lei facendo l’attrice, altri lavorando in fabbrica, altri ancora in ufficio o impegnati negli studi. Mostra quanto la SM sia strisciante: colpisce ogni aspetto della vita. Antonella ne ha parlato anche qui su InVisibili, riguardo per esempio e maternità e dintorni.
La diagnosi. Quella è la prima porta che si apre della nuova vita. La stanchezza profonda come primo sintomo. Fino a qualche tempo fa, senza andare troppo indietro nel tempo basta pensare agli anni ’90, era sottovalutato. Da chi l’aveva al medico. Oggi, come mette in luce anche il dossier di Corriere Salute, molto è cambiato. “Per me è stata una liberazione. Per anni ho lottato per scoprire la verità. La diagnosi è stata una conquista più che una sentenza. Ero stanca di sentirmi dire che era solo stress”. Nel bellissimo video che presenta il libro ci sono anche queste parole. Pure gli esami strumentali, in quel periodo ancora imperfetti, non la segnalavano. “Ecco perché dico ai medici: sappiate ascoltare i pazienti e fate attenzione a come presentate la diagnosi. E’ bene non illudere, è male essere distruttivi”. Realisti, sapendo mostrare le possibilità di una vita che cambia. Come è accaduto ai 65 mila malati di SM. La condizione di disabilità che si vive porta a nuove consapevolezze. “Voler combattere e sperare, comunque. Non sempre è facile”.
Il “viaggio della speranza” ne “La storia di Graziella V.”, splendidamente raccontata su Corriere Salute, è emblematico di quanto la fragilità diventi forza. Ancora le parole di Antonella affidate a quel breve, intenso minidocumentario: “Il sogno è la base di ogni cosa: a me ha permesso di rialzarmi ogni volta che il dolore mi ha costretto a terra. Sognare non è facile (…) La paura a volte fa capolino. Tu non hai paura? Ma è più forte la voglia di volare che la paura di cadere”.
Tratto da www.invisibili.corriere.it 

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