I Mondiali di atletica paralimpica. Oltre Pistorius, guardando avanti
C’è sempre un prima e un dopo. L’importante è che uno non
cancelli l’altro. Lo sport paralimpico riparte senza Oscar Pistorius.
Non per dimenticare quello che lui ha fatto nel mondo dello sport e, più
in generale, della disabilità. Per mostrare invece che “nuove stelle
crescono nell’assenza di Pistorius”, come dice il Presidente del
Comitato Paralimpico Internazionale, Philip Craven. I Mondiali di atletica leggera paralimpica che cominciano a Lione, in Francia,
sono il più grande evento da Londra 2012. Si ricomincia da qui. Senza
paura di guardarsi indietro e sapendo riconoscere quello che è stato.
Guardando avanti, però. Dove ci sono, tanto per parlare di Italia,
Martina, Assunta, Giusy, Annalisa, Oxana.
Sarà un campionato straordinario. Bastano due dati: oltre 1100 atleti
di 100 Paesi. Mai così tanti nella storia. Solo alla Paralimpiade si
superano questi numeri. Come spesso accade, non bastano cifre del genere
e gare che promettono di essere bellissime ed emozionanti per
convincere una qualsiasi delle nostre reti televisive, libere o a
pagamento non fa proprio differenza, a trasmettere un evento del genere.
Eppure sarebbe bastato poco (dal punto di vista economico davvero
un’inezia), ma i dirigenti delle nostre tv preferiscono interminabili
dibattiti sul vuoto pneumatico del calcio mercato piuttosto di sport
vero che sa andare oltre lo sport.
Riconoscere quello che è stato. Senza Pistorius non ci sarebbero
questi numeri. Per la prima volta ci saranno gare differenti nello
sprint, 100 e 200 metri fra i maschi, per atleti amputati a una (cat.
T44) e a due gambe (T43). Prima di lui, in finale capitava solamente un
biamputato: lui o Tony Volpentest. Tutti i campioni amputati di gamba
che correranno a Lione hanno cominciato dopo aver visto correre Oscar. E
lo hanno saputo battere.
Saranno campionati bellissimi perché ci saranno tanti giovani. Nella
velocità amputati, alla quale abbiamo accennato, le emozioni arriveranno
dall’inglese Jonnie Peacock, oro a Londra 2012, dagli statunitensi
Richard Browne e Blake Leeper, dal brasiliano Alan Fonteles Oliveira.
Insieme non arrivano a 80 anni. La nostra Oxana Corso, splendida a
Londra con un doppio argento, ha appena compiuto 18 anni. L’olandese
Marlou Van Rhijn, biamputata alle gambe, nuovo fenomeno mondiale nello
sprint, ha 21 anni. E si potrebbe continuare.
Negli ultimi dieci anni vi è stata una crescita continua di
prestazioni e ricerca in tecnica e materiali. Vi sono carrozzine
superleggere e ultratecnologiche che costano migliaia di euro. Una
protesi da corsa o da salto supera i ventimila. Il progresso scientifico
aiuta a far crescere anche lo sport. Per questo nei mesi scorsi il
Comitato Paralimpico internazionale ha svolto una serie di incontri
dedicati a studiare questo fenomeno. Non si vogliono creare dei
superuomini. Chi vedrà le gare (per fortuna il web, come spesso accade,
viene in aiuto, con le dirette sul canale youtube di Ipc, ParalympicSportTv)
vedrà atleti. Grandissimi. Non è il superomismo che occorre allo sport
paralimpico. Forse c’è stata un’epoca che questo è accaduto e magari è
anche servito. Ma bisogna fare un passo avanti.
Sarebbe stato utile in Italia mostrare anche Lione 2013, dopo Londra,
e magari anche i mondiali di nuoto paralimpico, che saranno in agosto
in Canada. Sono sempre meno i disabili che praticano atletica.
A Lione una delle punte di diamante sarà Alvise de Vidi, il capitano
della squadra. Benedetto lui, è davvero l’emblema dello sport
paralimpico: era già una stella sul finire degli anni ’80. Ma le nuove
leve sono sempre meno. Meglio fra le ragazze. Ma qui abbiamo esempi come
Giusy Versace, bravissima a voler continuare a correre sono la
delusione della mancata convocazione a Londra 2012, e Annalisa Minetti,
cantante e modella, che sono anche star tv e sulle copertine dei
settimanali. Con Martina Caironi (poco più che ventenne, amputata di
gamba adolescente, oro a Londra nei 100m) e Assunta Legnante
(“cannoncino”, come la chiamano, prima stella olimpica ora cieca, oro
nel peso a Londra, dove ha riscritto a ogni gara l’albo dei record),
oltre a Oxana, sono le atlete su cui puntare, per chi ama le scommesse.
Si potrebbe andare avanti a raccontare nuove storie per nuovi atleti
di questo Mondiale di atletica che parte domani. Oltre Pistorius. Perché
lo sport, e quello paralimpico non fa eccezione, sa guardare avanti.
Tratto da invisibili.corriere.it