«Salgo anch’io? No tu no. Ma perché? Perché no». Già perché
alcune attrazioni nei parchi divertimento di tutto il mondo sono
precluse a bambini e agli adulti con disabilità? Certo esistono ragioni
di sicurezza che valgono per tutti. Se il costruttore dell’ottovolante
vieta l’ingresso ai bimbi con altezza inferiore a un metro e venti o a
cardiopatici il buon senso fa pensare che i sistemi di trattenuta non
siano studiati e sicuri per quel tipo di utenza oppure che lo stress e
le emozioni possano influire negativamente sul cuore del cliente. E di
certo non si può mettere in dubbio che in caso di emergenza far scendere
dalle montagne russe una persona con difficoltà motorie comporti dei
rischi. Ma quali possono essere i problemi per una persona con autismo o
con sindrome di Down? I limiti imposti in alcuni parchi sono giuste o
semplicemente sono un eccesso di cautela?
E’ una domanda su cui si stanno interrogando in molti tanto che in questi giorni in due parchi divertimento italiani, (MinitaliaLeolandia a Bergamo Link alla mappa dell’accessibilità) e Miragica a Bari, si stanno conducendo test scientifici, in collaborazione con l’Istituto Superione di Sanità, CoorDown (Coordinamento Nazionale delle persone con sindrome di Down) e Ancasvi
(l’Associazione nazionale costruttori attrezzature spettacoli
viaggianti) per comprendere quali limiti siano corretti e quali siano
frutto dell’assenza di dati e ricerche, dell’eccessiva solerzia di
costruttori e gestori. «E’ ora di mettere un punto fermo alla
questione», spiega Massimiliano Freddi direttore di Leolandia. «Chi
lavora nel settore vorrebbe che tutti potessero vivere momenti di svago e
serenità. Che tutti possano accedere in sicurezza alle attrazioni.
Nessuno escluso. Un divertimento condiviso figlio dell’intuizione
geniale di Walt Disney che, nel 1953, per vivere con le proprie figlie i
momenti di svago sulle giostre creo i primi parchi di divertimento. E
questo deve essere il nostro obiettivo, far vivere a tutti una bella
giornata».
Come? In certi casi non basta il buon senso o la buona volontà, serve
che tecnici e scienziati si incontrino e trovino un punto di
equilibrio. E da qui il progetto Una giostra per tutti che ha
visto martedì 11 giugno a Leolandia 30 ragazzi con sindrome di Down
essere messi a confronto con altrettanti ragazzi di pari età. «Abbiamo
scelto i ragazzi con sindrome di Down», spiega la psicologa che si
occupa del progetto, Stefania Cerino «perché, pur in assenza di dati
ufficiali, ci risultano essere i più esposti a problematiche di
accessibilità a causa dell’immediata riconoscibilità della loro
disabilità. In accordo con genitori e associazioni di categoria li
“faremo divertire” su e giù dalle giostre prelevando campioni di
cortisolo (ormone prodotto naturalmente dal corpo in momenti di stress) e
lo paragoneremo con quelli prelevati dal campione di controllo». La
sensazione, del tutto personale, che i livelli di stress saranno
sovrapponibili: il disagio non influirà sulle emozioni.
In contemporanea a Bari, l’università e le associazioni che
rappresentano le persone con disabilità stanno conducendo test tecnici
con persone con problemi di mobilità per comprendere come e quali
barriere all’accesso possono essere eliminate. Verranno raccolti dati
che, una volta elaborati serviranno a fornire le basi scientifiche per
la stesura di Linee Guida nazionali e internazionali, ad oggi
inesistenti, la cui presentazione è prevista per l’autunno 2014. Ma nel
frattempo mi piacerebbe tracciare, con il contributo di voi lettori, una
sorta di mappa delle attrazioni accessibili sparse per la penisola.
Tratto da Invisibili.corriere.it
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