Caro Saviano,
ho visto il tuo monologo.
(http://invisibili.corriere.it/2012/10/02/caro-saviano-sei-diversamente-bravo/)
Sei proprio “diversamente bravo”. Come dici? Perché “diversamente”?
Beh, se io sono “diversamente abile” tu sei “diversamente bravo”, così
ce la giochiamo alla pari. Non ti piace? Ci credo. Perché o uno è bravo o
non lo è. Come per me: o sei abile o non lo sei. Io, modestamente,
preferisco essere chiamato per nome. Mi chiamo Franco, ho 60 anni, ho
gli esiti della stessa patologia di Michel Petrucciani, ma
“diversamente” da lui non suono il pianoforte. Le mani sono lunghe e
forti, e le uso per picchiare sui tasti del computer, e anche per fare
altre cose, sulle quali non mi dilungo.
Ma se proprio mi devi chiamare, per favore, preferisco di gran lunga
“persona con disabilità”. Qui lo abbiamo scritto e ripetuto, spiegando
il perché. Ma evidentemente siamo ancora “Invisibili” per i
“diversamente bravi”. Allora con pazienza ecco qualche piccola
osservazione, se non ti offendi. “Persone” con “disabilità”, perché la
disabilità dipende non solo dagli esiti di una malattia, di un
incidente, di una situazione congenita, ma dal contesto sociale e
ambientale nel quale si è inseriti. Se continuiamo a pensare che la
disabilità sia qualcosa di “diverso”, addirittura una grande opportunità
per sviluppare “diverse abilità”, facciamo un grave torto a quei
milioni di persone nel mondo che ogni giorno si battono solo per vedere
rispettati i propri diritti di cittadinanza alla pari degli altri, anche
se non sono bravi come Petrucciani, per dire.
L’Onu infatti scrive proprio la Convenzione sui diritti delle
“persone con disabilità”. Questione di parole? No, di sostanza. Dietro
le parole ci sono le idee, i pregiudizi, gli schemi mentali. Compresi i
tuoi, di “diversamente bravo”. Mi occupo anche io di comunicazione da
tanto tempo, e ho analizzato con “diversa modestia” il tuo lavoro di
ieri sera. Hai scelto un tema di grande presa, ma anche molto trascurato
dai media. Bravo. Lo hai fatto con passione e sincero spirito
costruttivo. Bravissimo. Hai raccontato la storia di Michel Petrucciani
che farebbe commuovere anche Fiorito appena entrato in carcere.
Applausi, standing ovation.
Ma lo hai fatto dall’alto. Dall’altra parte del mondo. Nel tuo tono,
perdonami, c’è quasi un atteggiamento predicatorio. Ci hai “sdoganati”
in prima serata, e te ne siamo grati (insomma, così così). Ma le tue
corrette e opportune notazioni sui tagli ai bilanci pubblici e ai
servizi, l’apprezzamento giustissimo per i campioni delle Paralimpiadi,
la valorizzazione di un fenomeno come Petrucciani, sono tutti elementi
splendidi cuciti però con il filo della retorica e del sentimento.
So già che i tuoi appassionati sostenitori insorgeranno, ma io parlo a
te, e vorrei sinceramente che tu cogliessi queste mie riflessioni, da
giornalista a rotelle, per approfondire di più, per scavare dietro le
notizie, per non cadere nella trappola delle parole. Pensa che
“diversamente abili” è proprio l’espressione preferita da quei politici
che tu ami criticare. A loro infatti suona benissimo, perché gli
consente di far bella figura (proprio come te ieri sera da Fazio) senza
bisogno di andare al cuore dei problemi e dei diritti delle “persone”
che possono anche essere del tutto “non abili”. Ma non per questo hanno
meno diritto di cittadinanza, meno dignità.
Caro Saviano, benvenuto tra noi. Ma se mi posso permettere una
piccola osservazione finale: parla un po’ “diversamente”. Magari sei più
efficace.
Con simpatia,
FrancoDi Franco Bomprezzi
Tratto da invisibili.corriere.it
Concordiamo perfettamente con l'autore di questo articolo. Da tanto tempo ripetiamo, e non ci stancheremo mai di farlo, che non esistono handicappati , soggetti deboli, soggetti svantaggiati, diversamente abili, ma solo ed esclusivamente PERSONE CON DISABILITA'.
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