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Ogni individuo sia valorizzato in quanto persona e non per quello che produce

venerdì 11 marzo 2011

Lo sterminio dei disabili

Il 27 gennaio del 1945 le avanguardie dell’Armata Rossa aprivano i cancelli di Auschwitz, liberando i pochi superstiti e mostrando al mondo gli orrori di un lager dove erano stati sterminati un milione e mezzo di ebrei, dissidenti politici, minoranze etniche, omosessuali e disabili. La "soluzione finale" era cominciata proprio con l’eliminazione di questi ultimi: soggetti con disabilità psichiche, fisiche, intellettive considerati "indegni di vivere", "inquinatori della razza". Furono in tutto 270mila le persone con disabilità uccise, delle quali 70mila utilizzando il programma T4, solo perché considerate indegne di vivere. L’eutanasia di massa degli adulti disabili, iniziò solo nel 1939, per interrompersi poi, ma solo formalmente, su pressione dell’opinione pubblica e delle Chiese, nell’agosto del 1941. Con l’estendersi dei fronti di guerra, lo sterminio dei disabili non risparmiò i Paesi occupati, con drammatici strascichi anche in Italia, come testimonia la deportazione dei disabili ebrei internati negli ospedali psichiatrici di Venezia, deportati ad Auschwitz-Birkenau. Ricordare ha un senso quando non è solo un’operazione retorica, ma un momento che insegna qualcosa alle giovani generazioni e riporta realmente alla sensibilità di tutti quanto accaduto. Lo sterminio dei disabili si aggiunge alla macchina della morte del regime nazista, ne specifica ulteriormente le politiche razziste, ma è ancora poco noto.

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