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domenica 16 ottobre 2011

UCCISE IL FIGLIO AUTISTICO, NAPOLITANO GLI CONCEDE LA GRAZIA


I fatti risalgono al 2007, quando Calogero Crapanzano, maestro in pensione, uccise il figlio disabile a Palermo e si presentò spontaneamente ai carabinieri. Nel 2010 gli sono stati concessi gli arresti domiciliari per l'aggravarsi dello stato di salute causato, spiegò il giudice, anche "dal profondo dolore e senso di colpa per la terribile tragedia vissuta"
ROMA - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha concesso la grazia a Calogero Crapanzano, maestro in pensione che uccise il figlio autistico, Angelo, di 27 anni a Palermo. Il 23 giugno 2007, dopo avere strangolato con una corda il figlio, Crapanzano si presentò spontaneamente ai carabinieri confessando il delitto. A riportare la notizia il quotidiano La Repubblica. Dopo la condanna di nove anni e quattro mesi ricevuta nel 2009, l'uomo ha inoltrato la richiesta di grazia attraverso il suo avvocato Giuseppe Sciarrotta. Alla domanda ha allegati due attestati di solidarietà: uno firmato dal missionario laico Biagio Conte, l'altro dal responsabile dell'Ufficio garante delle persone disabili del comune di Corleone, Salvatore Di Giglia. Un gesto, quello di Crapanzano, dietro il quale traspare disperazione, solitudine e "totale assenza delle strutture pubbliche di sostegno ai familiari di persone con queste gravi disabilità" come aveva sottolineato il Gup Lorenzo Matassa nella motivazione della sentenza di primo grado dell'8 novembre 2007.

"Troppe volte ho chiesto aiuto alle istituzioni - disse Crapanzano descrivendo il suo dramma familiare - Ma mi prescrivevano solo psicofarmaci per il mio ragazzo. Ero ormai esasperato da una vita d'inferno. Angelo picchiava me e mia moglie. Qualche volta aveva anche minacciato il suicidio. Dopo l'ennesima crisi del ragazzo, che ci chiedeva di smontare un condizionatore, ho avuto un raptus. E adesso sono pentito". Crapanzano aveva annunciato due anni fa, in un'intervista a livesicilia.it, la sua intenzione di rivolgersi al Capo dello Stato: "Io e mia moglie abbiamo già passato 27 anni di galera. Io non posso andare in carcere. Sto male. Se la condanna verrà confermata in Cassazione, chiederò la grazia al presidente Napolitano. Ha un cuore di padre. Capirà il mio strazio". All'imputato, per cui il pubblico ministero aveva chiesto trent'anni di carcere, furono concesse tutte le attenuanti generiche. All'inizio dello scorso anno, Crapanzano aveva ottenuto gli arresti domiciliari a causa del suo precario stato di salute aggravato, spiegò il giudice "dal profondo dolore e senso di colpa per la terribile tragedia vissuta" e per la mancanza di "profilo di pericolosità sociale". In questi giorni, infine, è il Presidente della Repubblica a mettere fine alla vicenda concedendo la grazia. 
Tratto da SuperAbile
(15 ottobre 2011)

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