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Ogni individuo sia valorizzato in quanto persona e non per quello che produce

lunedì 26 marzo 2012

"LA FABBRICA DEL SORRISO" 2012 PER I BAMBINI CON DISABILITÀ: LA "CARITÀ" NON PIACE ALLE FAMIGLIE

Oltre 1,5 milioni di euro raccolti finora dalla campagna di Mediafriends, dedicata quest'anno ai bambini con disabilità. Alcune perplessità ha però suscitato il modo con il quale la condizione di questi bambini è stata presentata al grande pubblico delle reti Mediaset. Critiche le famiglie: "Troppa carità compassionevole, la questione centrale non è la solidarietà ma il fatto che i diritti devono essere rispettati"


ROMA - Si è appena conclusa la campagna di raccolta fondi della Fabbrica del Sorriso, promossa da MediaFriends, la onlus di Mediaset, e dedicata quest'anno ai bambini con disabilità. Il contatore ha superato la soglia del milione e mezzo, con 1.603.101 euro raccolti dal 18 al 25 marzo: una cifra destinata ad aumentare, visto che le donazioni bancarie andranno avanti fino all'8 aprile. Il ricavato sarà devoluto a 4 associazioni che sostengono bambini disabili: a Torino la Enzo B, in tutta Italia la Comunità Giovani XXIII, a Massa Carrara l'Anffas e al confine tra Liguria e Toscana la Coopselios. La campagna mediatica a sostegno della raccolta fondi ha interessato tutte le reti Mediaset, che la scorsa settimana hanno trasmesso gli spot dei singoli progetti e alcuni video riepilogativi. Spot che però hanno sollevato alcune critiche, soprattutto da parte delle famiglie di persone disabili: non piace l'impostazione "pietistica" della campagna e non piace quella definizione di "bambini con una D in più", che ritorna in alcuni spot. Marina Cometto, presidente dell'associazione Claudia Bottigelli, ha raccolto le opinioni di diversi genitori di ragazzi con disabilità tramite i social network. Anzitutto, viene sottolineata la "definizione infelice e senza senso" che fa da traino a tutta la campagna: "Bambini con una D in più". Non è ben chiaro cosa sia questa D, e certo - viene fatto notare - i bambini neri non vengono certo indicati come "bambini con una N in più". Ma sul versante comunicativo c'è di più: la sensazione che la campagna punti troppo sulla carità compassionevole, e meno sui diritti. E' il caso della descrizione della situazione dei bambini autistici e del progetto che mira a costruire una struttura per la loro integrazione. Un "messaggio distorto di compassionevole carità", che non tiene conto del fatto che "la maggior parte dei bambini con autismo vive in famiglia e frequenta la scuola" e che ci si muove su una "questione di diritti, non di carità o di solidarietà". Stesso discorso viene fatto per la vicenda di alcuni genitori che devono pagare la fisioterapia del ragazzo o che hanno a che fare con una scuola che "per mancanza di fondi non può fornire gli ausili necessari": il messaggio che viene veicolato - notano i genitori - è che solo la generosità di persone sensibili può migliorare la situazione. Ma si tratta in entrambi i casi di diritti: "La scuola e le Asl hanno il dovere di fornire gli strumenti necessari". E ancora, un altro video in cui - secondo i genitori - "viene presentato l'inserimento scolastico di un bambino con disabilità come un atto di generosità da parte degli altri bambini e disponibilità dei loro genitori". Un gesto che posto sotto questa luce fa dimenticare che non si tratta di un atto di bontà e altruismo, ma di un atto dovuto, perché l'integrazione scolastica è un diritto. Al di là dei singoli progetti sui quali la campagna voluta da Mediaset e dalla sua controllata Mediafriends verte, il giudizio sulle modalità con i quali è stata presentata è complessivamente negativo: "Non servono soldi donati, ma - viene affermato - servono diritti riconosciuti".
(26 marzo 2012)   

Tratto da SuperAbile INAIL

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