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Ogni individuo sia valorizzato in quanto persona e non per quello che produce

giovedì 12 settembre 2013

INSEGNANTI DI SOSTEGNO SI NASCE. GRAZIE PROFESSORE FASCI'!

Giacomo e quella scuola che funziona

La scuola che ricomincia è un momento che fa pensare ai problemi. Sono molti. A guardare con l’occhio degli insegnanti o quello degli studenti o ancora quello dei genitori e dei lavoratori. Sulla disabilità questi si elevano esponenzialmente. C’è tempo anche per riflettere su quello. Ma non solo. Perché la scuola che ricomincia è, deve essere, momento di speranza. Il futuro è lì. Il canale scuola di Corriere.it (http://www.corriere.it/scuola/) ha aperto una bella finestra su questo mondo. Anche su InVisibili cogliamo questo momento. Lo facciamo con una testimonianza positiva. Quella di Simonetta che ci racconta di Giacomo e di una scuola che funziona. C’è anche questo. Ed è bello.
Di Simonetta Morelli
Certificazione Obbligo di Istruzione. Al paragrafo 5 -Competenze acquisite al termine del percorso formativo- si rimanda alla relazione finale allegata che “descrive nei dettagli il rendimento scolastico raggiunto”. Seguono sette pagine sette, suddivise in paragrafi, che raccontano l’alunno Giacomo, la sua vita scolastica, la gestione faticosissima e felicissima dei suoi gravi limiti. Tra le righe si leggono una profondità di intesa straordinaria tra docente e alunno e la capacità di ricercare e individuare abilità residue o misconosciute per poi accompagnarle, affiancarle e infine farle sbocciare rendendole così degne di valutazione ufficiale. Ne consegue una ridefinizione della personalità di Giacomo, segno che lui è un ragazzo con una sua propria identità anche pubblica: è un alunno, non un figlio delle stelle come spesso vengono definiti gli autistici, i ritardati, gli epilettici come lui. E c’è umiltà nel testo del professore come se fatica e conquiste fossero solo dell’alunno.
Questa mattina, Giacomo è divenuto ufficialmente alunno del liceo scientifico. Docenti sconosciuti, affannati tra la sala dei professori ed i vari uffici non ci hanno lesinato sorrisi , brevi saluti, presentazioni spontanee. Evidentemente in questa scuola si usa così. Fantastico. Lui nel frattempo ha apprezzato, sornione, l’ampiezza e la luminosità dei locali misurandone prima con lo sguardo e poi con i passi l’adeguatezza alle proprie esigenze, anche estetiche. Ha fatto la fila con me, in segreteria; ha preso l’iniziativa stringendo la mano alle sue professoresse di sostegno. Niente baci e abbracci da parte sua. Niente atteggiamenti affranti, preoccupati o ansiosi da parte loro. Discorsi distesi piuttosto, buona volontà e reciproca richiesta di collaborazione.
Non sono favole né miracoli. Questa è la nostra scuola pubblica quando non mortifica personalità, senso del dovere, civiltà, competenza e cultura dei docenti.
E non è retorica.
Vorrei solo che la fortuna di Giacomo accompagnasse in questo nuovo anno scolastico non solo chi insegna ma anche chi dirige gli istituti e chi fa parte del personale amministrativo tecnico e ausiliario delle scuole (importantissimo nell’essere spesso  sostegno e complice di mamme spaventate). Sono solamente loro la parte sana di una scuola pubblica, da sempre nobile, che l’incuria – dall’alto – vorrebbe falsa invalida.
 Giacomo con il prof. Fascì, l’insegnante che lo ha seguito alle Medie, autore della relazione iniziale del post

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