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Ogni individuo sia valorizzato in quanto persona e non per quello che produce

lunedì 26 novembre 2018

Mattarella paladino (quasi) solitario del giusto linguaggio


Sin da quando ascoltai alla radio il suo discorso in Parlamento in avvio di mandato, del presidente Sergio Mattarella mi colpì l’attenzione alle parole, il soppesarle con una pacatezza che oggi potrebbe rischiare di apparire grigia se non addirittura noiosa in un mondo mediatico di chiasso e di battute a effetto e che invece mi sembrò subito un provvidenziale rifugio, un conforto nel segno del rispetto. Parlò, il presidente, di persone con disabilità, e in quella preposizione, quel “con”, c’era tutta l’attenzione a un linguaggio che si evolve e che considera le persone in quanto esseri umani, prima della loro condizione. Locuzione affermata e sancita nella carta dei diritti stilata dall’Onu riguardo al mondo della disabilita. E’ un tema ricorrente, quello del linguaggio, che ci trova in prima linea sin dall’epoca del nostro amato e rimpianto Franco Bomprezzi (fra poco saranno quattro anni dalla sua scomparsa) che scrisse su questo blog un efficacissimo post per chiarezza e ironia, rivolto al nipote di Umberto Eco, destinatario di una delle celebri Bustine di Minerva, in cui il grande semiologo rifletteva sulle persone “diversamente abili”. Come dire, anche i più grandi uomini di cultura possono essere in ritardo su certi temi della società. Ancora una volta Mattarella è tornato a parlare di persone con disabilità in occasione dell’inserimento nell’enciclopedia Treccani di un lemma importante, paralimpico, entrato in questa grande famiglia lessicale fin troppo tardi ma certo spinto da un movimento che è emerso con grande forza e ha conquistato anche le platee mediatiche di tutto il mondo. Potere dello sport che resta il più grande veicolo di fratellanza in un mondo segnato da divisioni e contrapposizioni. “Le parole- ha detto il presidente – possono aiutare o creare un danno. La scelta è nostra. Basta fare un giro sul web per capire che ci sono parole che aiutano e costruiscono e parole che offendono e distruggono “. Ma al di la delle cattiverie e degli insulti che si moltiplicano sulla rete e hanno una valenza criminale, ci sono a nostro avviso parole apparentemente più innocue ma che denotano una mancanza di attenzione e in definitiva una buona dose di indifferenza. Ed è in questo terreno più grigio che bisogna agire. Senza crociate, beninteso, perché nessuno è senza macchia e in definitiva tutti noi siamo chiamati a una buona pratica che faccia crescere un movimento e tutta la società. Ma con convinzione. E’ un processo silenzioso che il presidente Mattarella ha dimostrato di capire in ogni circostanza. Per questo ci permettiamo di considerarlo nostro mentore e nostro alleato.
Tratto da Invisibili.corriere.it

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