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domenica 5 giugno 2011

Caso Marletta. Il Centro di bioetica della Cattolica: "L'assistenza è indice di civiltà

Nota del Centro di Ateneo di Bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: "Fondamentale dare ascolto alla disperazione e alla richiesta di aiuto" della moglie dell'uomo. Per la Cattolica il fatto che sia necessario ricorrere a drammatici appelli pubblici per ottenere assistenza "è indice di un progressivo deteriorarsi del tessuto etico del nostro paese" 

MILANO - "Questo caso fa riflettere: sono molteplici i problemi di giustizia posti dalla signora che ci interpellano e non ci possono lasciare indifferenti, a cominciare dall'accertamento delle responsabilità di fronte all'accaduto". Così il Centro di Ateneo di Bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in merito alla vicenda di Giuseppe Marletta, l'uomo che un anno fa, a seguito di un banale intervento di odontoiatria, è entrato in coma. Di fronte all'impossibilità di  sostenere economicamente il peso dell'assistenza, peraltro anche poco qualificata, la moglie minaccia ora, provocatoriamente, di richiedere la sospensione di ogni trattamento, denunciando un caso di malasanità e di totale abbandono da parte dello Stato.

"Il Centro di Ateneo di Bioetica - afferma una nota - ritiene fondamentale dare ascolto alla disperazione e alla richiesta di aiuto della signora, che lamenta l'ipocrisia di uno Stato che si dichiara a favore della vita ma di fatto abbandona le famiglie e i cittadini: la malasanità non è solo il frutto degli errori medici, ma anche di una cattiva allocazione delle risorse, dell'incuria e dell'abbandono". "Le carte dei diritti dei malati e delle famiglie - si continua - sono sempre più dei diritti di carta in un paese in cui la politica si occupa sempre meno del benessere reale dei suoi cittadini".
"Il fatto che sia necessario ricorrere a drammatici appelli pubblici per ottenere ascolto, giustizia e assistenza qualificata è indice - afferma il Centro di bioetica della Cattolica - di un progressivo deteriorarsi del tessuto etico del nostro paese e del lacerarsi delle funzioni stesse delle istituzioni: la risposta è una battaglia in primo luogo di legalità e di equità che metta a tema l'assistenza come una delle voci fondamentali della nostra civiltà". "Ci auguriamo - è la conclusione - che di fronte a questo nuovo caso si cominci a pensare realmente al sostegno delle famiglie e alla qualificazione dell'assistenza: la via breve non può essere nessuna forma di eutanasia, ma un'assistenza adeguata e solidale".
(4 giugno 2011)
Tratto da SuperAbile

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