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Ogni individuo sia valorizzato in quanto persona e non per quello che produce

sabato 1 marzo 2014

La disabilità: questo mondo sconosciuto!



Approccio emotivo: 
cosa proviamo davanti ad un disabile?

Al di là  della percezione di quanto e come la disabilità  sia diffusa nel corpo sociale, per la maggior parte degli italiani l’incontro con essa è episodico, o comunque circoscritto nel tempo e nello spazio. Si tratta chiaramente di momenti che spesso hanno prodotto reazioni emotive intense e articolate, che nell’ambito della ricerca si è tentato di approfondire: pensando all’ultima volta che si sono trovati a relazionarsi ad una persona con disabilità , gli italiani intervistati hanno indicato di aver provato, con diverse intensità , una gamma varia di sentimenti ed emozioni. Il sentimento che con maggior frequenza i rispondenti hanno dichiarato di aver provato con il massimo dell’intensità  (risposta “molto”) è la solidarietà , per tutte le difficoltà  e i problemi che la disabilità  crea: si è espresso in questi termini il 91,3% del campione, mentre il 7,3% ha dichiarato di aver provato questo sentimento “un po’” e l’1,4% di non averlo provato per nulla. Indicazioni numericamente molto simili, e dunque ampiamente maggioritarie, si rilevano a proposito del desiderio di rendersi utili e aiutare (l’82,7% lo ha provato molto) e dell’ammirazione per la forza di volontà  e la determinazione che la persona dimostrava (molto secondo l’85,9%). Per la metà  del campione (il 50,8%) la relazione con persone disabili non rappresenta un evento particolarmente sconvolgente, ed è infatti questa la quota di indicazioni “molto” per l’item “tranquillità , Le capita spesso di avere a che fare con persone con disabilità ”, sentimento provato solo un po’(33,1%) o per nulla (16,1%) dall’altra metà  dei rispondenti. Nel complesso questi dati delineano uno scenario piuttosto articolato, per cui se da una parte in grande maggioranza gli italiani riferiscono di aver provato, quando si sono relazionati a persone con disabilità , sentimenti positivi, quali la solidarietà , la ammirazione e il desiderio di rendersi utili, e la metà  del campione si è sentita tranquilla, di fronte ad una situazione “normale”, emergono però anche forme più o meno intense di disagio, di fronte alla persona disabile. Anzitutto la paura, perché la persona disabile evoca ancora in chi la guarda una sofferenza che si teme di dover sperimentare e più di 8 italiani su 10 la provano, molto o solo un po’, così come si registra in settori ampi della popolazione anche la difficoltà  a costruire con le persone disabili una relazione, che rimane evidentemente schiacciata tra la solidarietà  umana e la paura che nel contempo la disabilità  suscita, e che si concretizza nella difficoltà  a costruire quella empatia che non lasci spazio ad equivoci, offese, o compassioni indesiderate. Infine, seppure ampiamente minoritario, va rilevato l’atteggiamento di indifferenza che, con intensità  differenti, 2 italiani su 10 riferiscono di provare, e che pare il segno di una rimozione della questione, una sorta di chiusura individualistica, con ogni probabilità  da ricollegare alla paura della disabilità, dal momento che si rileva in quote più alte tra i rispondenti più anziani, statisticamente più esposti al rischio di doversi confrontare direttamente con il problema. Le opinioni raccolte specificamente a proposito del livello di accettazione sociale di cui godono le persone con disabilità  intellettiva riflettono in parte quanto rilevato a proposito delle emozioni provate in prima persona. La maggioranza degli intervistati, il 66,0%, ritiene infatti che le persone con disabilità  intellettiva siano accettate solo a parole nella società , ma che nei fatti si tratti di persone spesso emarginate. Quasi un quarto del campione (il 23,3%) condivide un’opinione ancora più negativa, e ritiene che non ci sia nessun genere di accettazione sociale per queste persone, che la disabilità  mentale faccia paura e che queste persone si ritrovino quasi sempre discriminate e sole. E’ invece il 10,7% degli intervistati ad avere una visione particolarmente rosea di questo tema, a ritenere che queste persone siano in genere bene accettate e che ci sia nei loro confronti disponibilità  all’aiuto e al sostegno.
Tratto da www.fondazioneserono.org 

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