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Ogni individuo sia valorizzato in quanto persona e non per quello che produce

lunedì 23 luglio 2012

La città senza figli disabili

Esiste una città, Messina, che scientemente e volutamente ha deciso di diventare anti-disabile. Negli ultimi trenta anni sembra che abbia deciso di scrollarsi di dosso i suoi figli disabili. Non li vuole più vedere per le vie cittadine con quelle carrozzine impolverate, quei bastoni a tripode che sorreggono ondeggianti corpi spastici.
Non vuole più vedere quei figli Autistici e Down che fermi in Via Garibaldi, non capiscono tutti quegli ostacoli e tutte quelle barriere che impediscono di raggiungere il parente o il fratello che torna dalla crociera. Il mare e la nave sono così grandi e vicini , 20 metri in linea d’area, ma papà dice che è pericoloso, ci sono le macchine che sfrecciano, c’è il Tram, un coso brutto e grigio che non è mai piaciuto neanche alla città e poi, tra i palazzi, ci sono barriere, scalini, sedie, tavoli e macchine posteggiate ovunque.
I disabili sono un peso “architettonico”, pensa Messina, Io sono una bella città turistica, snella e dinamica. Finalmente è finito il tempo degli spazzi accessibili a tutti e senza barriere architettoniche , idee bislacche che mi hanno costretta, per qualche breve e isolato tempo, ad abbandonare la bellezza geometrica di mie marciapiedi a scalino per abbassare il basolato al livello della sede stradale. Inguardabile. Per fortuna gli altri miei figli hanno provveduto a posteggiare, a mettere pali per la luce e qualsivoglia altra barriera affinché anche quei pochi e inutili esempi non fossero usufruibili e presto dimenticati.
Ormai è deciso. Un progetto strategico che punta a innescare una mia rivoluzione urbanistica e immobiliare. Un lungomare con landmark, quartieri residenziali sull'acqua e spazi per il tempo libero e la cultura, 80 ettari per un waterfront di 2.200 metri di lunghezza. Tanti soldi, affari, mafie e poteri per smettere di essere chiamata la città “babba”. I disabili, ma chi li conosce:  che rimangano chiusi in casa o se ne vadano ad emigrare in altre terre. Non è detto che solo i disoccupati debbano emigrare.
Comunque per ora devo nasconderli questi mie figli disabili, non si devono fare vedere in città, tra poco c’è la “vara”, è sarò visitata da centinaia di persone, figurarsi se mi posso preoccupare del solito cieco che vorrebbe il percorso accessibile in grado di consentire le relazioni sociali e la fruizione ambientale anche alle persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale. ( D.P.R. 24 luglio 1996 n. 503 e il D.M. 14 giugno 1989 n. 236.).Ma siamo diventati pazzi ? Io sono una Città seria: devo fare il Ponte, ho maregrosso a cui pensare e ora c’è pure l’arsenale e le molte navi militari che mi verranno a visitare. Per fortuna che ci sono gli altri miei figli che hanno delle idee veramente geniali. Ora per esempio hanno deciso di aprire la “passeggiata a mare e la fiera” tutto l’anno, e lo hanno fatto con una modalità e un’accessibilità negata che è un capolavoro urbanistico. Pensate che una carrozzella, fosse anche motorizzata, prima di accedere deve attraversare una strada a scorrimento veloce e a doppio senso di marcia, la linea ferrata del Tram e salire, per accedere al marciapiede, uno scalino alto oltre 15 cm. L’unico accesso antistante la biglietteria è così pericoloso, anche per i normodotati, che necessita oltre le strisce bianche anche la presenza costante di un Vigile Urbano che fermi il traffico per fare attraversare il pedone.  (Vigile presente solo nel periodo della Fiera e solo nelle ore serali.)
Ma ci pensate: avrei potuto correre il rischio di vedere la mia bella “passeggiata a mare” usata come circuito di formula uno da qualche teppistello disabile a bordo  della sua accessoriata carrozzella “sport-abart”.Ma la genialità dei miei figli normodotati è senza limiti, pensate che hanno preso l’abitudine di mettere sulle loro macchine dei pass-disabili “falsi” in modo da occupare quei pochi posti auto che ancora resistevano in città e sono venuta a conoscenza che c’è chi si sta attrezzando per superare anche l’ostacolo rappresentato dal nuovo contrassegno europeo per la sosta disabili, che prevede nel retro la foto e i dati anagrafici del titolare.
Coraggio, figli miei, ancora qualche sforzo e riusciremo ad eliminare dalle strade cittadine tutti i disabili e affinché i vostri sforzi non siano vani e ripetitivi vi riporto i posti del mio corpo dove siete già intervenuti.
 
Non meravigliamoci, purtroppo esistono tante città come Messina in Italia. 
Tratto da Ilcarrettinodelleidee.com
Scritto da Pietro Giunta 
Lunedì 23 Luglio 2012

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